Insanity Tales, Scrittori e lettori, riunitevi!!

Si era detta di restare calma in ogni situazione e che nei momenti peggiori, un po’ di musica sarebbe riuscita a calmarla, agendo come un sedativo sulla sua mente turbata, e ora le serviva quel “po’ di musica” che riuscisse a ridonarle la salubrità mentale che al momento le mancava.
Perché quello che stavano percorrendo era l’ultimo piano...

I preparativi erano compiuti; la battaglia era alle porte. Ogni braccio in grado di reggere un'arma era pronto...

Il sole stava iniziando a morire sulla valle.
Le lunghe ombre che emanava, dall'incontro dei suoi fasci di luce sempre più opachi sui corpi di rocce, alberi e vette, si estendevano sull'intera superficie costellata di pietre ed erba, come se immense dita si stessero appropriando di tutta la vita del territorio.

Seguì il bersaglio, allineando con calma le tacche metalliche del fucile che nell’oscurità contrastavano con la pelle luminescente del ghoul che lentamente risaliva il sentiero, un centinaio di metri più in basso.
Attese.
Il bagliore azzurro che la creatura emanava era sufficiente a creare un circolo di luce che s’estendeva per un paio di metri, precludendogli la visione di tutto ciò che si trovava al di fuori di esso...

Vedere Monociuffo con una benda sulla testa era esilarante. Vederla barcollare e bestemmiare ad ogni persona e/o cosa urtata con l’andatura incerta, ancora di più.
La fissava dal finestrone che si affacciava sul cortile interno e sulla porta principale: di sotto si affaccendavano predatori ursini e carabinieri per montare i pezzi di vetro e l’alluminio ricavati dalle ricognizioni; uomini uscivano e recavano in braccio tubi lunghi e pesanti; altri uscivano dall’ala opposta e portavano lastre di vetro. In tutto ciò Clarissa stava cercando di passare indenne da un lato all’altro del Castello. E a quell’ora di notte, un paio d’ore prima dell’alba non doveva essere facile per niente...

14 settembre 2XXX ore 18:00

Mi sento strana. Percepisco quell’atipica sensazione che si prova quando qualcosa in te non va, difficile da descrivere a parole.
Penso a cosa possa essere accaduto ma non giungo a una conclusione e senza accorgermene, le lacrime brillano nei miei occhi, gocciolano, scivolano lungo il mio volto e cadono...

Il contenuto di questo volumetto ha lo scopo di approfondire ed intensificare l'interesse del visitatore.
Mediante alcuni documenti ( scelti da una infinità di questo genere) vuole illustrare ai lettori quale orrido dolore fu qui inflitto ad esseri umani, e quanto infami e diabolici furono i frutti del regime di Hitler. Deve inoltre rendere noto quanta grande sia la nostra responsabilità verso l'umanità tutta, ed in particolare verso i giovani, affinchè ognuno possa collaborare, con i propri mezzi, contro il ritorno di un regime tale da poter produrre simili infamie.

Sullo sfondo del conflitto coloniale Anglo-Spagnolo (1739-1742), un Galeone della Flotta del Tesoro naviga su una rotta sconosciuta nel tentativo di sfuggire agli Inglesi e raggiungere la Spagna.

Mi chiamo Joseph Church e scrivo per dimenticare.
Ho trentotto anni, da poco compiuti. Vivo a Glasgow, Scozia, in una tenuta di campagna. E’ stata mia moglie, Deborah Palmore, a sceglierla come nostra abitazione. Diceva che le distese erbose ai lati della proprietà la rendevano ‘diversa’. Diversa da cosa?

- Spiegami perché siamo qui, ti prego -
Aveva detto “ti prego”, ma non c’era alcuna traccia di supplica nel tono di Hayet. Stava ritta nel suo metro e sessanta d’altezza, col faccino imbronciato, gli occhi scuri traboccanti ira, il martello da fabbro pericolosamente gravante sulla schiena, una massa enorme che strideva con l’apparente costituzione gracile e la bassa statura.
Ma non le risposi. Non ne avevo voglia, non dopo circa tre ore di litigio ininterrotto...

Il sole del deserto cuoceva le poche creature che osavano mettere il capo fuori dalle loro tane: non v’era ombra sotto la quale ripararsi, sotto la quale trovare un po’ di refrigerio.
Non un filo di vento spirava sul paesaggio alienante e difficile della desolazione dello Jutland.

Universo fantasy simil-medievale classico: una necromante partecipa ad una sagra di caccia, decisa a vincere il titolo per difendere l'onore del proprio nome

Il fumo denso delle pire funerarie aveva formato ampie volute nel cielo terzo. Soffici arabeschi, resi scarlatti dal sole morente, abbracciavano le inespugnabili mura di Troia.
Lui era seduto sulla sabbia calda, gli occhi vitrei di Patroclo impressi nella mente e il suo sangue, ancora fra le dita...

Sono cambiate tante cose da quando ho scritto qui l’ultima volta. Tante, tante cose. Forse troppe. Ma vado per ordine.

Tutto è iniziato esattamente 30 giorni fa. Il 5 Aprile un velivolo Vertibird atterrò a poche centinaia di metri dalla roccaforte dove mi ero barricato, solo. Come ho già scritto tempo addietro, tutto il mio plotone è stato sterminato durante l’attacco al QG AoR. Da quando gli USA erano intervenuti nella guerra contro la fazione di Loki tutto era andato per il verso giusto. Dopo la battaglia di Kiev, dove il loro esercito aveva finito per disperdersi e ripiegare disordinatamente, ci eravamo convinti di averli braccati e sferrammo ‘l’attacco decisivo’ al loro QG, a Oslo. Quando, una volta giunti nel 3° sottolivello, gli alieni ci assalirono capimmo che noi della neo-Resistance non eravamo stati gli unici a procurarci degli alleati. E’ stata una carneficina.

Bob Wilkes era il suo nome. Diligenza il suo cognome. Era un uomo sovrappeso, altezza nella media, capelli molto corti e dagli occhi di falco. Svolgeva il ruolo di ispettore nella Toy’s house, un imponente stabilimento dove si producevano alcuni tra i giochi più in voga del momento tra i ragazzini. Era seduto nella sua postazione, si stava risistemando la cravatta e stava controllando che il nuovo deodorante avesse fatto effetto. No, le sue ascelle erano una maledizione. Da li sopra osservava tutta la catena di montaggio, ed era temuto in tutto lo stabilimento per la sua arguzia. Avrebbe beccato qualsiasi perdi tempo, qualsiasi nullafacente si fosse suo malgrado trovato sotto il suo sguardo attento. E gli avrebbe fatto passare il quarto d’ora più brutto della loro vita.

E' un film d'animazione del 1988, tratto dal manga omonimo di Katsuhiro Ōtomo, e diretto dallo stesso autore.
Sebbene non tratti tutte le tematiche presenti nel manga, l'anime è tutt'ora considerato da molti come uno dei migliori prodotti del cinema d'animazione nipponico.
Pubblico tale recensione per festeggiare il 25° anno di vita dell'opera (e per esprimervi il mio disappunto per la sua proiezione brevissima nelle sale italiane, della durata di un solo giorno, lunedì 29/04/2013).

Compito dei competitori sarà creare un manoscritto di massimo tre pagine carattere 12 Times New Roman di Word con un'ambientazione piuttosto movimentata: una battaglia.
E non solo una battaglia in corso. O finita.
Una battaglia che sta per iniziare.
Potete liberamente scegliere il mondo e il setting più alieno che vi viene in mente; i due eserciti possono essere elfi, orchi, uomini contro angeli, demoni, licantropi, vermi giganti. Gli armamenti possono essere steampunk o medievaleggianti, di gusto classico greco-romano o orientalizzanti. Non importa! Sbizzarritevi a creare razze di vostra totale fantasia ed equipaggiamenti degni di nota di qualsiasi tipo e forma.
Possibile è anche la presenza di armi a energia o da fuoco.
Quindi, avete due eserciti schierati, liberi di inserirli in qualsiasi tempo e in qualsiasi luogo.
La cosa essenziale ai fini del contest è questa: il manoscritto deve essere presentato dal punto di vista fisso del generale di uno di questi due eserciti.
In prima o terza persona, lo sceglierete voi: d'uopo è mantenere una focalizzazione ancorata alla sua prospettiva, questo comandante che può essere uomo, donna o addirittura bambino di una razza aliena.
Stupiteci.
Il comandante dovrà tenere un discorso, breve o lungo non importa, per fomentare i propri uomini prima dello scontro con i nemici.

Il quartier generale della Weyland-Yutani sulla Terra, nella località di New York a Coney Island, era in pieno fermento: tecnici e dirigenti giravano da una stanza all'altra del complesso, grande quanto tre campi da football, tramite trasporti su ruote, e tutti erano sudati dalla tensione...

È proprio vero che al peggio non c’è mai fine e dopo aver letto questa recensione, capirete il perché…